Sostegno alla gravidanza e al periodo dopo il parto
Quando vi preparate a diventare mamma, affrontate un’esperienza che non ha eguali nella vita e per un certo periodo di tempo il fatto di avere un bambino determinerà i vostri pensieri, le vostre paure o le vostre speranze, le vostre fantasie.
In quanto madri darete necessariamente vita a un assetto materno che per un certo periodo di tempo guiderà i vostri passi come la stella polare. (D. Stern e N. Bruschweiler – Stern)
La gravidanza può far provare emozioni positive e speranze, ma allo stesso tempo portare alla luce questioni familiari irrisolte, ansietà riguardanti la salute del bambino o altri problemi incontrati durante i nove mesi. A volte la gravidanza non è stata pianificata e mette in difficoltà la relazione nella coppia, oppure una donna può sentirsi in difficoltà ad affrontare le paure, gli sbalzi ormonali e i cambiamenti fisici che accadono. In particolare alle donne che avevano già sperimentato ansia o depressione prima di restare incinta può capitare che queste si riaffaccino in gravidanza.
La perdita di un figlio
Altre volte è la perdita di un figlio/a, un aborto nei primi mesi di gravidanza o in fase più avanzata che può causare un grande dolore, che se non accolto può portare a sentimenti di natura depressiva e alla paura di restare incinta di nuovo. Una donna può provare vergogna, colpa e sentirsi diversa, isolata dagli altri in seguito a questa terribile esperienza, che viene spesso non compresa e minimizzata, soprattutto se accade nelle prime settimane di gestazione. E’ un trauma invisibile addirittura alle persone più vicine, che capita fatichino a capire la profondità di un lutto come questo.
Quando il parto è traumatico
In alcuni casi in gravidanza va tutto bene ed è il parto ad essere una ferita che ha bisogno di essere curata.
Ovviamente non è sempre così, ma per alcune donne il parto può diventare un ricordo doloroso: le cicatrici del cesareo o i dolori per la fase espulsiva si accompagnano alla sensazione di aver vissuto qualcosa di sgradevole, una forma di violenza che può lasciare strascichi come scatti di rabbia o crisi di pianto, ben oltre il fisiologico momento di alti e bassi immediatamente dopo il parto. Sono pensieri ricorrenti che non se ne vanno, e in qualche modo ci torturano.
Altre volte è la forte paura provata ad aver bisogno di essere elaborata, o la vergogna per qualcosa che abbiamo subito senza averne dato il consenso ( basti ricordare che le ricerche sulla violenza ostetrica ci dicono che un milione di donne in Italia racconta di aver subito dal 2003 a oggi una qualche forma fisica o psicologica di violenza durante il parto).
Il malessere può essere legato alla sensazione di non essere stata all’altezza: del parto che si sognava o delle difficoltà incontrate, per esempio.
Può essere così forte la sofferenza provata che impedisce a una donna di creare un legame con il bambino/a arrivato.
“La ferita causata da un parto e una nascita traumatici non è riconosciuta a livello sociale: la mamma deve accontentarsi di esserne uscita viva e se timidamente prova a esternare il suo malessere viene spesso vista come un’ingrata che non sa gioire della nascita del suo bambino”. (Claudia Sfetez)
I segnali
Si presentano a volte alcuni segnali da tenere in considerazione:
- Ri-sperimentare il parto attraverso flashbacks, incubi o pensieri intrusivi, ma anche difficoltà nel ricordare il parto;
- Sentirsi in uno stato di ipervigilanza: per esempio avere continuamente paura che qualcosa di brutto possa succedere al bambino/a, oppure che il bambino/a possa non stare bene, come se fosse stato danneggiato durante il parto;
- Evitare di ogni cosa che possa far pensare a quel ricordo ( ad esempio rifiuto di incontrare le mamme del corso pre-parto o di frequentare la zona in cui sorge l’ospedale);
- Sentirsi molto tristi e per come sono andate le cose, colpevolizzandosi per quello che è accaduto.
Fortunatamente per il trauma da parto, che è a tutti gli effetti un disturbo post traumatico da stress o PTSD, c’è un trattamento molto efficace, costituito dalla terapia con l’EMDR.
Depressione post-partum
La depressione post partum è un tipo di depressione che molti genitori sperimentano dopo la nascita di un figlio. Si stima che possa riguardare 1 donna su 10.
Questa è però diversa da quello che si chiama BABY BLUES, cioè quel misto di sentimenti di ansia, tristezza e voglia di piangere, così comune nella prime settimane dopo il parto.
I sintomi della depressione post partum invece riguardano:
- una tristezza persistente o un umore basso
- scatti di rabbia
- difficoltà nel creare un legame e accudire il bambino/a
- sentirsi stanca e senza energia
- difficoltà nel riposo notturno e provare sonno di giorno
- allontanarsi e non cercare il contatto con altre persone
- far fatica ad uscire di casa
- pensieri riguardo far male al bambino/a
- problemi di concentrazione e nel prendere decisioni
Se si hanno dubbi riguardo al poter aver una depressione post partum, o che la abbia una persona vicina, è importante cercare un terapeuta in grado di aiutare a distinguere tra quella che è una stanchezza fisiologica legata al parto e alla cura di un neonato e qualcosa di più importante.
La depressione post partum può avere un impatto sulle relazioni in famiglia, sulla crescita e sul legame con il bambino/a, e potrebbe durare mesi. Una donna potrebbe sentirsi in colpa o di essere un cattivo genitore.
Con un supporto si può invece superare questo periodo.
In altri casi casi è una disabilità causata da una nascita traumatica che va rielaborata oppure un lungo periodo di ricovero del bambino/a nel reparto di terapia intensiva.
In tutti questi casi molto diversi tra loro, il dolore può essere presente e faticoso da sopportare proprio in un momento in cui c’è un bambino/a che ha bisogno di tutta la nostra energia.
La terapia in questi casi può essere lo spazio adatto per elaborare e poi trasformare integrando dentro di noi ciò che è stato. Se è presente anche un evento traumatico, l’EMDR si rivela molto utile nell’affrontare il ricordo doloroso e allontanarlo nella sua parte disturbante. Per contatti o per capire se può essere utile un colloquio psicologico qui si trovano i miei riferimenti.