Bambini e Coronavirus: come/ cosa spiegare e quali segnali cogliere
Cosa succede nella testa dei bambini ? Che impatto hanno su di loro le restrizioni ?
Prendo spunto dall’articolo di Claudia Bellante sulla rivista Internazionale, che mi ha fatto alcune domande su come stanno vivendo i bambini questa emergenza e come è possibile per i genitori aiutarli a elaborare i cambiamenti che ci sono stati nelle loro vite.
Come raccontare del virus e dell’isolamento
I bambini che vivono con noi, a qualunque età, assorbono quello che viene detto e soprattutto il tono emotivo di quando diciamo: sentono la nostra felicità ma anche le nostre ansie, le nostre paure, i nostri dubbi .
Questo non deve preoccuparci anzi è positivo, perché i bambini ci osservano e in questo modo imparano a conoscerci. Ne deriva però una grande responsabilità da parte nostra.
Siamo noi adulti a doverli proteggere, in primo luogo parlandogli e usando i termini adeguati, comunicando la straordinarietà della situazione ma anche rassicurandoli rispetto a quali comportamenti adottare, accogliendo la loro paura e il dispiacere per quello a cui devono rinunciare: non vedere gli amici, non poter festeggiare il compleanno come avrebbero fatto prima, le gite e i viaggi saltati.
E’ importante essere disponibili a parlare del tema e che in questo scambio si adattino le spiegazioni sul coronavirus all’età dei minori: è ben diverso avere di fronte un bambino di 4 anni ( che non saprà cosa farsene di tante informazioni scientifiche) oppure uno di 8, o ancora un adolescente.
Cosa dire ai più piccoli
Con i più piccoli si potrà spiegare la situazione brevemente e con parole chiare, puntando sui comportamenti da attuare, sull’impatto che ha sulla loro vita e sul dare sicurezza, ad esempio dicendo che i medici stanno cercando una cura. E’ importante esser pronti a ritornare sul discorso più volte, visto che il lockdown è un periodo di tempo che per loro può esser vissuto come lunghissimo e ogni volta lasciare che possano esprimere la paura per la situazione , la rabbia per il distanziamento dai nonni e dagli amici, e ogni altro loro pensiero o emozione.
Cosa agli adolescenti..
Con i più grandi si può aprire un dialogo, facendosi spiegare cosa sanno e cosa li preoccupa e utilizzando questo spazio per chiarire eventuali informazioni sbagliate.
Anche i genitori hanno bisogno dei loro spazi di confronto o per prendere decisioni: in questi casi, soprattuto con i bambini piccoli, è opportuno ritagliarsi dei momenti da soli, sfruttando il loro sonnellino pomeridiano o durante il sonno notturno.
Quali sono i segnali dei bambini a cui prestare attenzione ?
“Mio figlio di 4 anni da quando siamo in casa, senza contatti con altre persone, è molto più mammone: come se avesse costante bisogno di me, mi segue in bagno, se cambio stanza corre a cercarmi. E’ sempre stato esattamente l’opposto e questo cambio mi lascia perplessa”.
La gamma delle reazioni dei bambini e degli adolescenti può essere la più varia e dipende da tante fattori, tra cui il loro temperamento ma anche la qualità della loro vita durante il lockdown : non è ovviamente la stessa cosa vivere in 60 mq oppure in una casa col giardino, così come avere entrambi i genitori a casa oppure esserne separati, o ancora essere un bambino con dei bisogni speciali. Come in ogni periodo di stress, e anche questa emergenza coronavirus lo è, sentirsi stanchi, spaventati di fronte a qualcosa di poco chiaro, un nemico invisibile, a maggior ragione per i bambini , è normale.
In un mondo che sta cambiando in maniera rapidissima e imprevedibile, ancorarsi a ciò che è noto dà sicurezza.
Può capitare perciò che alcuni mostrino una sorta di regressione, e vogliano stare vicino ai genitori: hanno bisogno di sentirne la presenza, visto che hanno dovuto rinunciare alle altre figure importanti, come nonni, tate, maestre, amici. Possono per questo risultare più richiedenti per i genitori: “Mamma, accompagnami in bagno”, “Mamma colora con me”, oppure pretendendo attenzioni senza esprimerlo a parole ma facendo sì che noi stiamo con loro, anche con modalità difficili come pianti, proteste per attirare l’attenzione.
Può capitare anche che i bambini mostrino irritabilità ( piangono, fanno i “capricci”, si rifiutano di fare delle attività in casa che fino a poco tempo fa non erano un problema) , siano più oppositivi o agitati , meno concentrati e facciano fatica ad andare a dormire, magari svegliandosi più volte nel corso della notte.
Non è semplice per mamma e papà, occupati loro stessi a far fronte a dubbi e paure, e magari a lavorare da casa e conciliare tutto.